mostra Mario Sironi "Sintesi e grandiosità" Museo del Novecento Milano
Mostre, Speciali

Mostre, scorribanda milanese pt.3: Mario Sironi al Museo del Novecento

L’ultima tappa è per la mostra “Sintesi e grandiosità”, retrospettiva a sessant’anni dalla morte di Mario Sironi

La mia traversata di “Realismo Magico” – complice anche l’audioguida – dura due ore buone. Così all’uscita neanche il tempo di una sosta. Mi devo portare all’attiguo Museo del Novecento: l’ansia da prenotazione.

Due magnifici quadri di Sironi (1885-1961) in realtà erano anche a Palazzo Reale. Il discorso può continuare, il periodo coincide.
Anche se l’artista nato a Sassari, ma milanesissimo, appartiene più al filone Novecentista: ritorno all’ordine nel nome di una neo-classicità adeguata ai tempi moderni. Sempre anni Venti, movimento promosso da Margherita Sarfatti, studiosa, scrittrice, storica amante di Mussolini e sua biografa, una specie di regina delle arti e della mondanità; ma ebrea e costretta a fuggire con l’approssimarsi delle Leggi Razziali. Pure le questioni artistiche avevano avuto qualche peso nella sua caduta.
Anche Sironi infatti – camerata della prima ora sul versante antiborghese, social-rivoluzionario – perde consensi, viene criticato, si emargina. Ma non abbandona la nave, anche nei giorni della Repubblica Sociale. Il che lo porta davanti al plotone di esecuzione il 25 aprile 1945, salvato in extremis dall’intervento nientemeno del partigiano Gianni Rodari, suo estimatore.

mostra Mario Sironi "Sintesi e grandiosità" Museo del Novecento Milano
Testa, 1913

Le opere della mostra partono dagli esordi sotto il segno del simbolismo. Gli spazi sono più ridotti di quelli di Palazzo Reale, le opere si presentano in rapida sequenza, i visitatori non mancano.
Arriva poi la fase futurista con l’amicizia con Boccioni, la guerra e i temi del nuovo movimento: la ballerina, la bicicletta, i veicoli, la metropoli industriale…
Sironi prende a poco a poco la sua strada: una città disadorna i cui volumi aspirano al monumentale senza cadere nella retorica in virtù della solitudine, dei colori (grigi, neri, marroni…), del riferimento al classico che diviene richiamo arcaico.

mostra Mario Sironi "Sintesi e grandiosità" Museo del Novecento Milano
Il camion giallo, 1919

L’allestimento in ordine cronologico racconta l’esacerbarsi di questi caratteri che procedono paralleli a disillusione e catastrofe personale (povertà, esaurimenti, lutti).
L’ultimo periodo – siamo negli anni ‘50, quelli come lui sono considerati scarti della Storia – riserva visioni d’Apocalisse e qualche manciata ancora di notevolissimi squarci urbani: metafisica spietata.

mostra Mario Sironi "Sintesi e grandiosità" Museo del Novecento Milano
Paesaggio urbano con camion, 1920

Il pomeriggio è inoltrato, io sono sfinito. Tempo di tornare. Missione compiuta. Il treno è meno affollato del solito. Un tipo alle mie spalle disinfetta i sedili con lo spray personale. In compenso attacca una telefonata in viva voce di quaranta minuti. L’ingioiellatissima signora a fianco, invece, pur di non indossare la mascherina – rossa, en pendant con il cappotto e di tipologia scorretta – succhia cioccolatini tutto il tempo mentre legge “La milanese. Capricci, stili, genio e nevrosi della donna che tutto il mondo ci invidia”.



immagine in evidenza: Mario Sironi, Autoritratto, 1904 – © by SIAE 2021 (dettaglio)