Nuovo mondo #1 - Intervista a Matteo Gozzi, Fondazione Campori
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Nuovo mondo #1. Intervista a Matteo Gozzi

Siamo alla ricerca di idee che ci aiutino a immaginare un “nuovo mondo”, per il settore culturale e non solo. La prima intervista è a Matteo Gozzi, vice-direttore della Fondazione Campori

Avevamo bisogno di idee che ci aiutassero a immaginare un “nuovo mondo”, per il settore culturale e non solo. Allora abbiamo scritto sei domande e le abbiamo mandate ad organizzatori di eventi, promotori di concerti, operatori culturali e direttori artistici attivi in Emilia.

Nuovo mondo è la raccolta delle loro risposte.

Quelle che vi proponiamo oggi sono di Matteo Gozzi, vice-direttore e responsabile dell’Area cultura e spettacolo della Fondazione Campori di Soliera (MO). La fondazione si occupa della gestione dei servizi culturali, teatrali, di spettacolo e dei servizi di tempo libero rivolti a bambini ed adolescenti. Tra gli spazi che gestisce e le iniziative che promuove ci sono il centro culturale polifunzionale Habitat, la Biblioteca Campori, il Nuovo Cinema Teatro Italia, Arti Vive Festival e Arti Vive Habitat.

Come hai passato questo periodo e com’è la situazione per il tuo gruppo di lavoro?

Gli ultimi due mesi li ho passati chiaramente in casa in smart working, uscendo davvero lo stretto necessario per la spesa una volta a settimana. Ho la fortuna di avere un piccolissimo giardinetto condominiale che in queste settimane ho davvero rivalutato, mi ha tenuto impegnato e mi ha permesso di stare qualche ora al giorno comunque all’aria aperta. Con i miei colleghi abbiamo attivato modalità di lavoro a distanza, dalle call all’utilizzo di piattaforme di condivisione del lavoro che prima utilizzavamo in modo marginale essendo quasi sempre nello stesso ufficio. Dal punto di vista lavorativo, uno dei pochi aspetti positivi di questo periodo forse è stato proprio questo: essere stati “obbligati” ad utilizzare strumenti che prima non ritenevamo necessari, ma che d’ora in poi lo saranno.


«Stiamo valutando la possibilità di utilizzare uno spazio verde fuori dal centro abitato, immaginandoci una piccola rassegna di spettacoli per famiglie proponendo ad ogni nucleo una piazzola delimitata in cui si possa stendere un telo e gustarsi lo spettacolo da un prato»

Un’idea che vorresti realizzare, non appena sarà possibile

Una delle prime cose che mi vengono in mente è che vorrei ripassare del tempo con i miei nipotini che spesso in questo periodo mi hanno chiamato chiedendomi di andarli a trovare e soprattutto all’inizio faticavano a capire il perché non potessi passare del tempo con loro.


Il primo spettacolo a cui vorresti assistere

Non ne ho uno in particolare, ma mi piacerebbe recuperare presto alcuni live e spettacoli che sono stati annullati in questo periodo. Tra marzo e aprile solo in zona avrei voluto andare a vedere tante cose, tra cui il concerto disegnato di Baronciani con Corrado Nuccini e Daniele Rossi, i live dei nuovi tour di Francesco Bianconi, Lucio Corsi, Birthh… A Soliera abbiamo annullato gli ultimi spettacoli della stagione teatrale tra cui Cesar Brie, Babilonia Teatri e I Sacchi di Sabbia. Insomma ho davvero tante cose che non vedo l’ora di poter vedere dal vivo. E chiaramente avendo annullato questa edizione di Arti Vive Festival, non vedo l’ora di iniziare a lavorare alla prossima.


Una cosa che si potrebbe fare per ripartire col piede giusto

Dal punto di vista dell’organizzazione degli spettacoli, in questa fase credo sia importante trovare una chiave per proporre, sempre nel rispetto delle linee guida e dei protocolli sanitari, una nuova forma di fruizione e di partecipazione all’atto artistico. Sfruttare le restrizioni per contrastare la diffusone del virus per proporre qualcosa di diverso. A Soliera per esempio in estate si è sempre organizzato un piccolo cinema estivo per circa un centinaio di persone. È chiaro che le norme di distanziamento ora implicano l’allargamento delle platee per mantenere la stessa capienza, e questa per noi potrebbe essere l’occasione per proporre un’arena con uno schermo molto più importante e di conseguenza anche un altro tipo di esperienza cinematografica. Si potrebbe inoltre cogliere questo periodo per rivalutare spazi poco sfruttati in precedenza e che possano maggiormente venire incontro alle precauzioni sanitarie del periodo. Stiamo per esempio valutando anche la possibilità di utilizzare uno spazio verde fuori dal centro abitato, immaginandoci una piccola rassegna di spettacoli per famiglie proponendo ad ogni nucleo una piazzola delimitata in cui si possa stendere un telo e gustarsi lo spettacolo da un prato.


Dicono che il mondo non sarà più lo stesso… Tu come lo vorresti questo “nuovo mondo”?

In questi ultimi due mesi abbiamo assistito all’ampliamento degli spazi “naturali”, gli animali che arrivavano ai parchi cittadini, nidificazioni in città mai viste prima, l’abbassamento dei livelli di inquinamento. Io per esempio abito di fronte ad una tangenziale e soprattutto il primo mese di chiusura spesso ero incredulo dalla diminuzione del traffico e dall’aria percettibilmente diversa. Se c’è una cosa che mi piacerebbe portassimo in modo consapevole con noi da questa fase 2 in poi, è proprio la possibilità di una nuova relazione con l’ambiente.


Sharon Van Etten ad Arti Vive il 7 luglio 2019 (foto di Sara Cavallini)

Una canzone che ti ha accompagnato in queste settimane

Every Times the sun comes up” di Sharon Van Etten. È un’artista che amo. È stata ospite di Arti Vive Festival lo scorso anno e ha tenuto un concerto straordinario. È una canzone a cui sono molto legato e secondo me quel “ogni volta che sorge il sole” (del titolo) era perfetto per questo periodo, lasciando quasi i puntini di sospensione all’ascoltatore, quasi un invito a sforzarsi di trovare qualcosa di magico per riempire di senso la nuova routine da lockdown.


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