Trickster-p Book is a Book is a Book Teatro delle Briciole Parma
Speciali

Brividi (e libri) nella notte

“Book is a Book is a Book” di Trickster-p: un esperimento teatrale e mentale nella stagione delle Briciole

di Kos Tedde

Ci si incolonna come minuscole figurine tra le luci attutite del Parco Ducale per raggiungere il Teatro delle Briciole e lo spettacolo “Book is a Book is a Book” di  Trickster-p ovvero di Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl. Il freddo, la notte, le nostre maschere compongono una processione silenziosa e privata.
Condizione che si prolunga una volta entrati “in scena”: in uno spazio buio ad ogni spettatore è assegnato un piccolo banco; sul tavolo un libro, una lampada, un paio di cuffie audio, un piccolo sacchetto che contiene – lo si scoprirà dopo – una torcia.
Il caldo della sala e gli oggetti diffondono un senso di intimità e sicurezza domestica: per un po’ ci si sente al riparo.

Allo stesso tempo le postazioni sono dislocate in maniera ordinata, geometrica. Sembra di trovarsi in una scacchiera, in una pianta geografica oppure in una classe (chissà se sono ancora così; tra l’altro sono presenti molti che a scuola ci vanno ancora).  La simmetria ispira una certa inquietudine; mi viene da pensare a un’installazione di Maurizio Cattelan, “Charlie don’t surf”.

Contemporaneamente indossiamo le cuffie. Incomincia un flusso sonoro: rumori, alcuni riconoscibili, altri no; il suono spazia da un canale all’altro, crea dimensioni e prospettive, avvolge. 

Trickster-p Book is a Book is a Book Teatro delle Briciole Parma
foto di Giulia Lenzi

Ma soprattutto il flusso è una Voce che istruisce, descrive, commenta, si prende pause. E ci guida alla scoperta del libro indicando il numero di pagina su cui convergere. Si tratta di fotografie, ambienti urbani o interni. O di aforismi. Oppure di mappe, schemi, disegni, riproduzioni. Non ricordo di aver visto un volto, una figura umana.
Si avanza e si retrocede. Sfogliare è il nostro gesto.

La Voce potrebbe essere di qualcuno in sala. O magari è quella di qualche intelligenza artificiale che elabora moltitudini di ricordi. Di certo conosce il libro, ciò che sta prima e dopo esso. Se parla di una fotografia – in genere sono esterni, per lo più bui come la sala dove ci troviamo, e anonimi, non-luoghi – ne racconta il fuoricampo.

La Voce parla del libro che parla della lettura: mistero ancora inesplicabile, anche per la scienza. Mentre guardiamo (e leggiamo) siamo come i protagonisti della storia che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi. Protagonisti immobili. E passivi. Tuttavia la Voce sembra suggerirci che questa apparente inettitudine sia il rovescio e il segreto di qualcosa di potente.

Ogni tanto alzo gli occhi dal libro e spio gli altri spettatori. Una a fianco piega la testa: dorme. Un altro sulla sinistra sfoglia le pagine contravvenendo all’indicazione di pagina. Una signora studia i particolari da vicino con la torcia che la Voce ci ha consigliato di utilizzare quando le luci della lampade si sono affievolite. 

“Book is a Book is a Book” – Trickster-p Trailer (di Giulia Lenzi)

Violo lo spirito del gioco? No, perché a un certo punto la Voce ci dice di guardarci intorno come prima ci aveva detto di sfogliare a piacimento e dopo ci propone una sorta di test: ritrovare una pagina precisa sulla base di indizi precedenti. O ancora, alla fine, ci invita a usare il segnalibro per indicare una pagina a nostro piacimento per chi verrà dopo.

Cosa di più pacificato, consolatorio, mistificante degli elogi della lettura in cui incappiamo ogni giorno alla ruota del marketing universale? “Book is a Book is a Book” aggira il rischio perché la Voce, a partire dal libro, compie esercizi di immaginazione di cui diveniamo complici.
L’ultimo, il più micidiale, immagina un mondo – a partire dai luoghi della quotidianità – senza più umani: i segni della civiltà vengono a poco a poco diradati, coperti, cancellati. La nostra immaginazione, infatti, ci supera al pari della scrittura, sua omologa, che, come rovina e frammento, forse sopravviverà divenendo la preistoria di qualcun’altro.È quindi con un brivido che, all’uscita, torniamo a immergerci nell’oscurità solitaria del parco.



foto in evidenza: “Book is a Book is a Book” di Trickster-p (foto di Giulia Lenzi)